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Schiaffo di Mattarella al governo: “Basta suicidi, fate qualcosa per le carceri”

Schiaffo di Mattarella al governo: “Basta suicidi, fate qualcosa per le carceri”

L'allarme del Presidente

Nuovo allarme di Mattarella sui penitenziari italiani tra sovraffollamento e suicidi. Nordio prova a rassicurare, ma i Radicali lanciano una mobilitazione

Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

“Grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento” e “drammatico” numero dei suicidi ormai divenuti una “vera e propria emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente”. Questo l’allarme lanciato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento al Quirinale, dove ha incontrato una rappresentanza del Corpo di Polizia Penitenziaria in occasione del 208° anniversario della sua costituzione e il Capo del Dipartimento, Stefano Carmine De Michele.

Siamo dinanzi, dunque, all’ennesimo richiamo da parte del Capo dello Stato, dopo quello del discorso di fine anno e dello scorso marzo, sull’indecente stato di vivibilità delle nostre prigioni. Stando ai dati del Ministero della Giustizia, al 31 maggio i detenuti sono 62.761 per una capienza regolamentare di 51.296 posti, senza contare quelli non agibili. Il che vuol dire un tasso di overcrowding pari al 122 per cento. Trentasei invece i suicidi che si sono già verificati dietro le sbarre dall’inizio del 2025, secondo i numeri forniti dalle associazioni e da alcuni sindacati di polizia penitenziaria. A ciò si aggiunge il fatto che, in base alle stime di Ristretti Orizzonti, luglio è il mese in cui si registra il maggior numero di autoeliminazioni in carcere. Mattarella ha poi sottolineato che lo spazio detentivo “non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve includere ambienti destinati alla socialità, all’affettività alla progettualità del trattamento”.

Un riferimento chiaro alla mancata attuazione da parte del Governo – salvo due rari casi – della decisione della Corte Costituzionale che un anno e mezzo fa ha sancito il “diritto all’amore” nei nostri istituti di pena. Verso la conclusione del suo intervento, Mattarella ha evidenziato “la carenza di organico che da tempo è una condizione critica del sistema penitenziario e che riguarda il corpo e riguarda tutti gli operatori, penso alla grave insufficienza nel numero degli educatori, al difficile accesso alle cure sanitarie dentro gli istituti, specialmente per detenuti affetti da problemi di salute mentale; occorre che gli istituti di pena siano dotati di nuove e più adeguate professionalità”.

Infine, ha detto il Capo dello Stato, “i luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine, né in luoghi di senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività, oltre a essere l’obiettivo di un impegno notoriamente dichiaratamente costituzionale”. Ed infatti, stando a numeri forniti nel 2024 dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), il 68.7 per cento dei detenuti torna a delinquere (circa 2 su 3). Nonostante l’evidente tragica situazione delle nostre carceri e i continui appelli di Mattarella a fare qualcosa e subito, la maggioranza politica resta colpevolmente ferma. Non bastano infatti a rassicurare le dichiarazioni del Ministro Nordio a commento di quelle del Capo dello Stato. Secondo il Guardasigilli “la prevenzione dei fenomeni di autolesionismo e dei suicidi è la priorità di questo Governo”, “impegnato su tre fronti per ridurre il sovraffollamento”. Da Via Arenula fanno questi annunci da oltre un anno, ma la situazione peggiora solo.

Diverse le reazioni alle parole del Quirinale. Per i deputati dem Debora Serracchiani e Federico Gianassiè allarmante la totale mancanza di consapevolezza della gravità e urgenza della situazione. Le misure proposte dal governo finora sono inutili e dannose: occorre un intervento strutturale che affronti le cause profonde di questa crisi. La situazione richiede un’azione immediata e coordinata da parte delle istituzioni per garantire dignità e diritti umani a tutti i detenuti e a tutte le persone che in carcere lavorano e vivono questa terribile situazione”. Invece la presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ha ricordato che “noi, con la proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata avevamo messo a disposizione della maggioranza una soluzione, ma ancora una volta il governo, con la sua smania panpenalista, ha scelto di andare in direzione ostinata e contraria”.

Per Ilaria Cucchi, senatrice di Avs, “tutto questo non è più tollerabile in un Paese civile. Occorre cambiare rotta. Servono misure alternative al carcere e, in una situazione straordinaria come quella attuale, bisogna avere il coraggio di pensare a misure di clemenza”. Anche per il segretario e deputato di +Europa Riccardo Magi al “drammatico appello di Mattarella” occorre rispondere subito: “Stiamo lavorando a una proposta di ‘indultino’ e a una misura sui liberi sospesi. Poi servirebbero riforme come il numero chiuso e le Case di reinserimento sociale, altra nostra proposta già depositata, per chi ha meno di un anno di pena residua. Le proposte ci sono ma manca la volontà politica da parte della maggioranza e del governo”. Dai partiti di maggioranza, nessuna presa di posizione nel momento in cui andiamo in stampa, a parte una tiepidissima di Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, che sul “progetto di legge Sciascia-Tortora per un’amministrazione della giustizia (più) umana e consapevole” si è detto “totalmente d’accordo con le ipotesi che tendono pur nella certezza della pena a concedere forme che rendano vivibili le nostre carceri” senza però fare alcun accenno a misure deflattive immediate.

Per Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria occorrono “misure tangibili e immediate, non certo i proverbiali ossimori del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, o la sostanziale indifferenza del Governo”. Intanto Rita Bernardini è al suo sedicesimo giorno di sciopero della fame: “Ho chiesto ai parlamentari di non andare in ferie senza aver riportato le carceri nella legalità costituzionale e, quindi, di aver assicurato ai detenuti un trattamento umano”, ha scritto l’ex parlamentare radicale su Facebook. Da qui, la chiamata dei Radicali a una mobilitazione straordinaria per il mese di agosto, “il periodo più critico e angusto per le condizioni delle carceri italiane”. L’iniziativa prevede la visita a diversi istituti penitenziari in tutta Italia con anche il coinvolgimento di qualche parlamentare, al fine di monitorare le condizioni di detenzione dei reclusi.

l'Unità

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